Psicologo di formazione psicoanalitica, libero professionista, vice Presidente e coordinatore della Commissione Deontologica dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, che ha contribuito a fondare nel 1994 dopo avere partecipato al lungo lavoro di lobbying guidato da Adriano Ossicini per ottenere dal Parlamento l’ordinamento giuridico della professione di psicologo.
Ha insegnato nelle Università dell’Aquila e di Chieti, e attualmente è professore a contratto di Etica e deontologia professionale nella Facoltà di Medicina e Psicologia della “Sapienza”. Co-editor della Rivista di psicologia clinica, fa parte del Comitato scientifico-didattico della Scuola di specializzazione SPS in psicoterapia psicoanalitica diretta da Renzo Carli.
È autore di un centinaio di pubblicazioni scientifiche, di interesse professionale e di critica della cultura. Il suo ultimo libro, con Massimo Grasso, è L’inconscio non abita più qui — Psicologia clinica e psicoterapia nella società dell’illusione di massa. Con Massimo Bucchi ha in cantiere un lavoro sul rapporto fra satira e psicoanalisi, due strumenti sinergici per una “guerriglia semiotica” contro le dilaganti mistificazioni del potere incompetente.
È un animalista convinto a 360 gradi, con una passione smodata per i gatti.
Da sempre il viaggio è attraversamento di spazi concreti e contestualmente di spazi simbolici, viaggio nello spazio ma anche viaggio interiore, dentro la realtà vivente delle proprie emozioni. Il viaggio, inoltre, ha sempre prodotto conoscenza, non solo di realtà diverse da quelle già note, ma anche di realtà emotive che solo nel viaggio potevano essere contattate, anche al di là delle nostre intenzioni.
In un'epoca ancora relativamente recente, la disgiunzione vero/falso trovava il suo fondamento nell'autorevolezza delle fonti, e sistemi di garanzia istituiti permettevano ai fruitori dell'informazione quanto meno di stimare la loro attendibilità, e dunque il grado di certezza o di verosimiglianza attribuibile a una notizia, a un'opinione, a un'interpretazione. Hanno ancora un senso pragmatico, sono ancora utilizzabili le categorie logiche, semiotiche, politiche, psicosociali di vero/falso, informazione/disinformazione, fatti o eventi vs opinioni, vissuti, interpretazioni?
L’umorismo come strategia per una conoscenza delle emozioni che sia anche piacere intellettuale e strategia generativa di cambiamento. Espressione apicale del pensiero umoristico è l’ironia, che (rivolta prima di tutto a sé stessi) induce a guardare la realtà da angolazioni diverse da quelle proposte dal senso comune, mostrandone dimensioni altrimenti inattingibili, con l’effetto di rivelare, o far riconoscere, alle persone le loro emozioni — specialmente se emozioni scomode, disturbanti — in modo tale che siano emozioni pensate e non solo esperite senza comprensione.