All’interno del protocollo di intesa siglato dal nostro Ordine con l’Amministrazione Capitolina, nascono progetti psicologici di ricerca-azione per promuovere la qualità di vita e lo sviluppo sociale dei sistemi di convivenza presenti nelle periferie romane.
La Psicologia dispone di strumenti euristici e trasformativi che facilitano il rapporto tra politiche, cittadinanza, professionisti dei luoghi abitati, imprenditori, arrivando a comporre in una sintesi la dialettica, a volte altamente conflittuale, tra pensiero razionale e simbolizzazione affettiva. La funzione psicologica ha la peculiarità di entrare in contatto con le componenti emozionali e simboliche del pensiero umano più di quanto avvenga in altre discipline.
Ecco che per favorire processi di conoscenza, apprendimento e cambiamento nel e del sistema sociale che abita una specifica periferia servono all’Amministrazione indicazioni e strategie da poter attuare efficacemente ed all’interno di una già avviata narrazione partecipata (con la cittadinanza) di quei luoghi.
L’obiettivo è quindi quello di creare un terreno di ricucitura del rapporto fiduciario tra territorio-cittadini e Amministrazione, che sostenga proficui processi partecipati di rigenerazione urbana e dei sistemi di convivenza sul quel territorio.
Le prime progettualità in cantiere, frutto di esperienze pilota realizzate di concerto con le Scuole, quindi con bambini e ragazzi, si basano su modelli esperienziali di esplorazione delle città attraverso percorsi, il cui obiettivo è di attivare un processo di risignificazione del territorio. Interventi di questo genere promuovono nei ragazzi l’elaborazione di una conoscenza nuova del loro quartiere, sia sul piano cognitivo sia sul piano emozionale, che integra e a volte disconferma la rappresentazione rassegnata che genitori e insegnanti portano con sé, e trasmettono rispettivamente a figli e allievi.
Questo genera nuove relazioni, dove gli adulti si scoprono ricchi di informazioni e impressioni che di norma nessuno chiede loro, e sulle quali è possibile che raramente si trovino a riflettere e a goderne; i ragazzi sono i messaggeri (oltre che beneficiarne in prima persona) che trasportano qua e là nel territorio queste ricchezze dimenticate, promuovendo e facilitando processi di ri-lettura e ri-significazione comunitaria.