Entro il panorama della scena culturale capitolina, il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma è arrivato nel tempo a costruirsi una specifica e autonoma fisionomia nazionale, con aspirazione all'internazionalità. Polo di riferimento dell’arte contemporanea pubblica a Roma, punta ad ampliare ed arricchire la propria offerta, conservando la propria identità cittadina e rafforzando il coinvolgimento e il rapporto con la comunità, in tutti i suoi settori artistici, culturali e intellettuali.
L’interesse del MACRO a tessere un rapporto con il tessuto urbano parte delle sue due sedi romane di Via Nizza e Testaccio, per ramificarsi entro il territorio con una tensione che dal centro guarda alla periferia ed oltre, oltre i confini nazionali, entro dialoghi mediati dalle proposte artistiche che si estendono nello spazio e nel tempo, attraversando diversi generi e filoni culturali. Dalle mostre di nuovi fotografia urbana, ai grandi pittori del secondo ‘900, passando per ultime generazioni della Street Art, l MACRO propone un ampliamento di orizzonti, che si dirama a partire dalla collaborazione con le realtà già presenti sul territorio cittadino, dalle associazioni alle fondazioni, fino ai musei spontanei che animano i quartieri meno coinvolti nella vita culturale della città.
È la sede di Via Nizza, in particolare, ad ospitare le Sale Collezione, una esposizione definita e permanente, cui si affiancano le mostre tematiche e temporanee, ma anche workshop, laboratori, presentazioni di libri, lectures, proiezioni e conferenze: dal cinema alla fotografia, dalla danza alla perfomance, dalla scultura alla pipittura, dalla videoart al teatro.
Attraversando tecniche, stili, linguaggi, spazi ed epoche, il MACRO “tenta di ridisegnare l’identità del museo come luogo di riflessione e conservazione della memoria verso il futuro”.
In un'epoca ancora relativamente recente, la disgiunzione vero/falso trovava il suo fondamento nell'autorevolezza delle fonti, e sistemi di garanzia istituiti permettevano ai fruitori dell'informazione quanto meno di stimare la loro attendibilità, e dunque il grado di certezza o di verosimiglianza attribuibile a una notizia, a un'opinione, a un'interpretazione. Hanno ancora un senso pragmatico, sono ancora utilizzabili le categorie logiche, semiotiche, politiche, psicosociali di vero/falso, informazione/disinformazione, fatti o eventi vs opinioni, vissuti, interpretazioni?