L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce le cure palliative come "…un approccio che migliora la qualità della vita dei malati e delle loro famiglie che si trovano ad affrontare le problematiche associate a malattie inguaribili, attraverso la prevenzione e il sollievo della sofferenza per mezzo di una identificazione precoce e di un ottimale trattamento del dolore e delle altre problematiche di natura fisica, psicofisica e spirituale".
Nell’équipe di cure palliative, lo psicologo interviene sia con interventi volti ad accompagnare il paziente e i famigliari nel riconoscimento e nella gestione delle emozioni difficili e delle dinamiche relazionali complesse che si possono instaurare in presenza di malattia grave e nel fine vita, sia nella gestione dei processi del lutto, sia nel trattamento di sintomi specifici come il dolore, attraverso diversi approcci tecnici specifici, come, ad esempio, l’ipnosi, l’EMDR, la mindfulness ecc..
La recente legge 219/2017, riconoscendo l’importanza del sostegno psicologico nei casi di sofferenze e sintomi refrattari, apre la strada ad un sempre maggiore coinvolgimento della figura dello psicologo non solo sul piano terapeutico ma anche su quello diagnostico e decisionale laddove si verifichino situazioni eticamente complesse come quelle relative alla scelta della sedazione palliativa o all’intervento su minori o persone affette da condizioni psicopatologiche.
L’incontro si propone di fare luce sulla confusione che ancora permane rispetto a cosa siano le cure palliative, quali gli obiettivi che persegue e soprattutto l’impatto positivo che esse hanno sulla qualità di vita delle persone affette da malattie inguaribili. Si affronteranno alcuni temi chiave dell’esperienza della malattia in fase avanzata, tra i quali approcci e strumenti psicologici, il controllo del dolore globale (fisico, psicologico, sociale, spirituale), e quello della sofferenza esistenziale (in riferimento alla legge 219/2017, chiamata legge sul biotestamento).